ALL’ALBA DEL FEMMINILE
ABSTRACT DELLA
CONFERENZA
DI
Gabriella Belisario
31 /05 / 2015
Mitreo di Iside
SENZA IL MITO SIAMO SOLI
Le differenze di genere dalla biologia alla mitologia classica nella nostalgia dell’interezza.
Dove veniamo e dove torniamo ?
LA Bibbia NON aveva ragione
Dalla costola di Adamo no
Fateci caso,come comincia, secondo il patriarcato ebraico,
la storia del mondo, sono le donne a fare casino, Eva è gia figlia di un Dio minore perché nasce dalla costola di Adamo e poi combina quel che
combina !!
E se non fosse cosi?
Andiamo oltre, prima delle religioni quando uomini ed eroi parlavano con gli dei e ne imitavano le vicende e, nel caso del mio intervento, quando i confini della dicotomia sessuale sfumavano l’uno nell’altra.
Questo contributo si ferma alle soglie del sacro, parla di mithos di epos di logos di bios . Oltre, e noi ci fermeremo su questa soglia, c’è il mistero delle Grandi Madri, che accennerò solamente, che va trattato con un’altra grammatica quella iconica (immagini e simboli) intuitiva, analogica associativa.
Un’altra storia dunque.
“Senza il mito siamo soli “
PERCHE ?
LABILE IDENTITA’ MASCHILE FEMMINILE
Indica un modo, forse un approccio “cognitivo” e sensibile ad alcuni problemi di genere.
Andrò a ritroso nel tempo a cercare quella labile identità uomo/donna che dall’inizio del mondo genera una tempesta d’incertezze e del come questa incertezza la abbiano fronteggiata, se non risolta, le civiltà a noi affini .
Cercherò anche quegli episodi di crossdressing nel mito, anche l’indovino Tiresia da uomo diventa donna per poi ritornare uomo e per vaticinare meglio, quel condensato di energie psicoculturali (mito&archetipo) dei nostri antenati che mi compiaccio di definire il nostro DNA psichico.
.
Che dice la natura dalla quale tutti veniamo e alla quale tutti torniamo ?
Potrei anche diffondermi di più perché i casi di ermafroditismo naturale o di crossingover sono tanti.
Racconterò solo quelli più buffi e paradossali: la biologia aiuta a confondere le idee e la biodiversità è uno splendido codice da consultare per capire che, lo sfumare di un genere nell’altro non sia, solo previsto dalla natura come meccanismo funzionale, ma sia uno strumento di sopravvivenza e di evoluzione.
LE PIANTE “PERVERSE”
Il mondo vegetale sulla riproduzione è complesso e inquietante e non ha tabù.
Il sesso delle piante è assolutamente spregiudicato se pensate che pur di riprodursi non esitano a gestire gli impulsi sessuali di creature di altri regni: gli insetti.
Con trappoloni concettualmente mostruosi come quello che l’orchidea selvatica tira al bombo (il calabrone quello giallo e nero) imitando addirittura gli organi femminili della “bomba”.
Cosi, il malcapitato bombo, vede, secondo lui, l’addome esposto della femmina disponibile, umido di secrezioni mielose (ah l’orchidea non lascia nulla al caso!) non capisce più niente si fionda, tromba come un pazzo, un fiore, ma lui non lo sa, si impollina e poi siccome non è soddisfatto, perché qualcosa non gli torna, va a cercare infoiatissimo da un’altra parte la sua metà, cadendo vittima di un altro tranello e portando cosi il seme del fiore con sè da consegnare ad una lontana avida e bella orchidea in attesa di riprodursi.
Scopata per procura con travestimento incorporato.
Le domande che questo caso pone alla biologia sono ancora irrisolte. Procediamo.
Molte specie possiedono ambedue gli organi genitali in uno stesso fiore o in una stessa pianta, spesso però maturano in tempi diversi per evitare l’autofecondazione e mischiare i geni.
Anche qui storie a non finire e paradossi.
Quando vediamo nei santini sbiaditi, collezionati in mostra ai mercatini, quelle fanciulle biancovestive con occhi al cielo che stringono al casto seno mazzi di fiori quali emblemi di purezza a nessuno viene in mente che quei fiorellini sono mazzi di organi sessuali nel massimo della esuberanza della riproduzione sessuale.
Ricordo, di sfuggita, quella del giglio, di esuberanza.
Anatomicamente con le sue antere esposte (organi maschili) e il suo stigma (organo femminile), il giglio è molto, molto esibizionista, diciamo quasi uno dei più indecenti e spudorati fiori.
E che dire della mimosa tra i fiori ermafroditi più comuni ?
Fiore per eccellenza per l’8 marzo .. peccato che quei mazzolini gialli e spumosi siano tanti e tanti mazzetti di stami e antere (organi maschili ndr) pieni di vistosissimo polline (sperma delle piante ) di cui le signore si spolverano le giacche e vestiti colorati il giorno della festa delle donne.
Le creature del mare
Ermafroditismo anche negli organismi animali più semplici.
L’ostrica esprime quello che si chiama ermafroditismo sequenziale, nel senso che quando è giovane è maschio e mano a mano che invecchia diventa femmina, produce uova, procrea e muore.
E cosi il riccio di mare.
Tra le creature del mare più evolute anche l’orata nasce maschio e dopo i due anni diventa femmina, mentre la cernia sceglie l’avvicendamento contrario nasce femmina e dopo i 10 anni di vita quando è un animalone grosso e robusto diventa maschio dominante un harem e se nessuno la pesca arriva cosi fino ai 50 anni .
Alcuni, in questi cambiamenti, non mutano livrea (orata) altri invece cambiano tutto, colori forme e taglia.
E poi vengono la lumaca, gli alligatori e la salamandra ecc ecc ecc
LE CONSEGUENZE DEGLI ESEMPI
Il regno dei viventi è disseminato, allo stato attuale dell’evoluzione, di ambiguità sessuale, e se, nei codici biologici sono previste le labili identità o almeno identità transizionali, è chiaro che l’uomo da sempre questo evento, lo conosce, lo teme e fatalmente,
in qualche modo, lo RICORDA !!
Non ho detto una assurdità!
E’ qui che dobbiamo tirare in ballo Haeckel, citatissimo dalla sottoscritta, che viene sempre fuori con il suo assunto : ”l’ontogenesi ricapitola la filogenesi !”
Racconta, questo genio di Haeckel (inizio secolo, non c’era l’ecografia), come l’embrione umano nella sua incubazione ripercorra tutti gli stati dell’evoluzione biologica e quindi da essere unicellulare arrivi, per progressive differenziazioni, fino alla complessità del neonato passando attraverso lo stato anfibio e poi rettile (la storia del cervello primitivo) e infine pesce e uccello e poi mammifero.
E quindi è possibile che ricordi anche la sua versatilità sessuale .. giusto ?
Tornando alla domanda di cui sopra, la risposta è che la natura iscrive i passaggi di genere nel corso naturale delle cose.
E’ possibile che esseri adulti evoluti e maturi sessualmente ne abbiano inspiegabilmente memoria e desiderio?
LA FISIOLOGIA UMANA
Essere lui e essere lei hanno comunque una radice biologica comune .
E ‘chiaro e accertato, costola o non costola di Adamo.
Il codice genetico delle donne è per più del 99% uguale a quello dell’uomo.
Dei 30.000 geni presenti nel genoma umano, la variazione dei sessi, la differenza è meno del 1%.
Infinitesimale dunque.
Certo, dicono i fisiologi, gli ormoni …
Il testosterone spinge prima il bambino maschietto e poi l’adulto ad esplorare l’ambiente e a non cogliere limiti e stimoli ambientali
Mentre gli estrogeni donano alle femminucce il desiderio dell’approvazione sociale con particolare attenzione ai cambiamenti umorali e quindi alla percettività.
Ma nessun testosterone ci spiegherà mai perche una ragazzina di due anni stacca la testa alle bambole le smembra e vuole solo Lego Duplo, martelli e chiavi inglesi di plastica con cui avvitare dadi e incastrare cunei.
La biologia e la fisiologia da sole non bastano perché poi noi uomini siamo apprendimento, cultura e pensiero e memoria remota !!
ANDROGINO E ERMAFRODITO
Anche nei termini: mentre ermafroditismo ha un carattere più tecnico –biologico-sanitario, androgino è letterario-iniziatico-ermetico.
Androgino non allude alla modalità di riproduzione, ne all’orientamento sessuale, (omo.bi.etero) ma fa piuttosto riferimento ad una creatura ideale scomparsa, ad una nostalgia di completezza, ad una età dell’oro sognata e agognata, a quella che Elemire Zolla chiama “l’umana nostalgia dell’interezza “
Senza il mito siamo soli
LA PSICOLOGIA
E nemmeno la psicologia ci dice molto di più: la contrapposizione maschile femminile se non è una verità biologica, è un prodotto culturale o una necessità sociale ?
Si suppone che la passività e l’attività coesistano in ogni soggetto e non siano relegati “per natura “ ad un sesso.
Insomma non sono, salvo patologie, termini assoluti.
Da femministe ci preoccupavamo della cultura della genitalità chiamata a testimoniare nei rapporti sociali anzi a regolarli nella logica non dell’essere ma dell’avere il fallo oppure no.
Cosa che era, è stato, ed è, ancora in una quantità infinita di situazioni, l’ordine, l’attribuzione dei ruoli, del lavoro e dei privilegi.
Certo a noi tutti quei secoli di fallocentrismo ci rodevano un po !!
La realtà sembra incardinata all’esito allucinatorio di un polo arbitrariamente costituito sull’altro, sulla separazione uomo donna .
Non dimentichiamoci che l’amore, come stato confusionale, di armonia e di scambio, viene visto nelle società primarie come fatto pericoloso e anarcoide e il matrimonio, quasi sempre senza amore, è gestito dalle famiglie.
La prevaricazione storica maschile sembra basata sull’assunto che la realtà/ragione è fallica e maschile e l’immaginario/irrazionale e sensibile è sognato e femminile, insomma non c’è.
Da femministe cercavamo una via che uscisse dal codice binario ma abbiamo imboccato quella della duplicazione a rovescio del modello maschilista.
Ecco profilarsi oggi il contorno di una transizione in atto che di fatto si dovrebbe porre all’esterno di questa infernale legge binaria.
LA CRONACA
Abbiamo un terzo sesso, persone che en travesti giocano nei weekend .
Oppure transgender ormonizzati e travestiti siliconati frequentati per lo più da insospettabili padri di famiglia.
E da insospettbili politici ecc
Travestitismo e transessualita da marciapiede per quanto grevi ci costringono a prender in mano il problema e tolgono al conformismo la sua maschera.
Sconvolgono la grammatica sociologica e smascherano i generi, il problema esiste ed è reale : cosa è naturale e legale e cosa innaturale e illegale ?
Decadenza dei nostri tempi?
Macchè e dall’inizio del mondo che le cose vanno cosi !
L’approccio cognitivo questo ci fa pensare.
Questa soluzione non è moderna è antichissima solo che era ritualizzata e temporalmente ritmicamente attuata..
Insomma calendarizzata spesso associata ai grandi riti agrari annuali
Anarchia controllata .
Senza mito siamo soli.
RITI DI PASSAGGIO
L’immaginario sessuale dell’uomo non riesce a stabilizzarsi senza il ricorso al suo contrario femminile.
A cominciare dai riti di passaggio come per esempio il matrimonio.
Le spose di Argo (la città più antica della Grecia che egemonizzava il Peloponneso fino all’arrivo di Sparta che la distrugge) il giorno del matrimonio devono portare una barba posticcia .
E quelle di Sparta (guarda guarda!) attendono il marito rasate a zero e travestite da uomo.
Per contro lo sposo dell’isola di Kos (isola bellissima vicino ad Alicarnasso) indossa abiti femminili, e a Cipro i ragazzi una volta l’anno devono mimare le doglie di Arianna che partorisce.
L’altro, il femminile/maschile viene continuamente evocato e onorato e la paura (forse quell’antico indistinto ricordo evolutivo ) esorcizzata .
Le inversioni polari sono indispensabili nelle società storiche del Mediterraneo.
GLI EROI
E la figura del semidio e dell’eroe, un gradino sopra i mortali, ce lo ricorda..
Passano vite “femminili” sia Ercole che Achille.
Ercole è gia un pezzo avanti con le sue prodezze e le sue fatiche (inclusive del suo amore omo per Iolao) quando incontra Onfale una regina dell’Asia Minore, un po fetish, che, non solo lo piazza a letto spesso e volentieri, ma si diverte a vestire il gagliardo eroe con abiti femminili e veli, a farsi servire da lui come un sottoposto.
E come se non bastasse gli insegna a filare tessere.
Cosa che al nostro eroe forse non dispiace .. perché ci sta tre anni con la signora e certo non è uno a cui manchino energia e audacia !!
Anche Achille vestito da donna in mezzo al gineceo ci passa ben nove anni.
Dicono che la madre Teti volesse proteggerlo dal suo destino, ma a noi queste transizioni ci sembrano ormai rituali.
Anche lui non perde tempo mette in cinta qualche ragazza nonostante il peplo e i ricci biondi anche se non esita a mandare all’aria tutta la messa in scena. Quando Ulisse che ha bisogno di lui per la guerra di Troia, va a trovarlo a Sciro , fingendosi mercante.
Mostra alle fanciulle del gineceo, dove bivacca come un satrapo Achille, vesti e mantelli, porpore e veli, spille, pettini, specchi e, nascoste in tutta la chincaglieria, armi meravigliose che hanno il potere di risvegliare il guerriero in sonno.
Ma il più celebre e significativo travestito, il crossdresser dell’antichità e del mito, quello che ci chiarisce o ci confonde definitivamente le idee è lui, la divinità più emblematica : Dioniso !
Senza il mito siamo soli
GLI DEI
Dioniso entra all’alba della civiltà in Grecia proveniente dalle sponde del Mar Nero e attraversa il Mediterraneo per restarci.
Per restare negli ambiti di questa conversazione taglieremo dalle complesse ritualità Dionisiache, raccolte nei Misteri, la parte che ci riguarda da vicino.
Quella che narra come il dio greco si sia giocato dei suoi persecutori attraverso il travestimento in fanciulla o inducendo la follia nel suo oppositore Penteo dilaniato dalle Baccanti che lo colgono in vesti femminili.
L’infanzia dionisiaca (riccioli, cinture e nastri) sembra dunque imitata dagli eroi che abbiamo incontrato prima Achille e poi Ercole.
Alle feste Dionisiache erano ammesse le donne incoronate con l’alloro e l’edera, coperte di pelli di animali selvatici. Gli uomini erano travestiti da satiri. Il vino scorreva a fiumi e la musica incessante del ditirambo (il nostro rock ) trascinava i partecipanti in una danza ritmica e ossessiva il cui fine era l’estasi e la tranche.
Dovevano danzare, le Baccanti, con verghe appesantite da pigne e trascinare nel loro “entusiasmo” schiavi e sacerdoti, portatrici della follia irrazionale dell’istintività e del Caos.
Dioniso e i suoi misteri sanno scendere alle origini della vita: allo stato naturale e selvaggio, all’orgia, alla violenza, al delirio.
Accoppiamenti sacri, sacre prostituzioni.
Sacrificio rituale, sangue, calore animale, acque, germi, sperma.
Quello che accade anche in altri rituali come quelli della Dea in Avalon ..
Nell’estasi priva di prevedibilità, nello sfrenarsi delle passioni che fluttuano nel corpo degli uomini e delle donne c’è la fonte prima di quell’energia a cui attinge ogni essere vivente.
Fertilità universale, uomo donna, vita morte.
Nel tempo finito e conchiuso della Festa !
Dioniso, a lui si deve la nascita del teatro, sparisce.
Rinasce alle scadenze rituali quando la società ha di nuovo bisogno di disordine, di caos vitale di fertilità.
Insieme ai tempi della terra, ai suoi ritmi, ai suoi bisogni.
Per poter attivare il miracolo del superamento della condizione umana.
Senza il mito siamo soli
RITI AGRARI CALENDARI RITI CULTUALI
IL PREZZO DA PAGARE PER AVER ASSERVITO LA NATURA E SUOI SPIRITI
DA UN LONTANO DA DOVE VERSO UN ALTROVE
I nostri padri, gli antichi, senza gli acceleratori atomici, il quark e il big bang, procedendo per grandi insiemi, confortati dalla lingua del simbolo, avevano capito quasi tutto.
E il nostro ADESSO ce lo conferma.
Condensando in archetipi, comportamenti, uguaglianze e differenze e declinando le vicende e le storie nel mito nel Pantheon degli Dei .
Il rito estatico dove la personalità attraverso la COMPOSIZIONE DEGLI OPPOSTI SI RICOSTRUISCE, legittima il dialogo con gli dei e permette di sentirne la voce.
E immette l’individuo in quella più ampia famiglia di individui che è il genere umano in continua evoluzione.
La tiara del Papa è UN UTERO ROVESCIATO, e le sottanone dei cardinali evocano le lunghe vesti femminili, ancora oggi il simbolo parla e opera potentemente la sua dialettica uomo/donna al di fuori delle righe .
Sconosciuto.
Questo lungo cammino ci ha portato fin qui, alle soglie del sacro.
Che è impossibile espungere dal pensiero umano.
Il rituale mistico orgiastico, il travestitismo sacerdotale, le nostre reminiscenze evolutive e biologiche, antichi cervelli sepolti nelle memorie remote che risuonano, i nostri sconosciuti generi, piani superi dei nostri mondi inferi eppure omologhi, ci introducono nel limen di questo orizzonte .
Là dove intravediamo l’unità “nella umana nostalgia dell’interezza”…
Alle soglie del Sacro
Senza il mito siamo soli
E la Madre ? Il femminino enigmatico delle origini dei tempi ?
DOVE E’ SCOMPARSA LA MATER MATUTA ?
Sembra in realtà una contraddizione che la Grande Dea, principio del femminile, creatrice e protettrice, madre misericordiosa fonte ed origine del creato possa essere nel contempo una divinità della guerra e della morte.
Si c’è un volto nero e oscuro.
Nella guerra le virtù femminili non trovano spazio, la guerra è all’antitesi delle caratteristiche della Dea.
La Magna Mater è la madre premurosa dei vivi e dei morti, la guerra è il più efficace strumento di morte, quindi la grandi Dee asiatiche non sono divinità militari, non appartengono ai soldati ma alla guerra in quanto dispensatrice di morte.
Esse sono invocate dalle donne in tempo di pace e dagli uomini in tempo di guerra, perché la Dea è principio e fine di tutto, la fonte della vita coincide con la vittoria della morte.
Questa apparente contraddizione che fa coesistere in uno stessa divinità vita e morte, gioia e dolore, piacere e sofferenza, trova la sua spiegazione nel principio dell’unione degli opposti, la cui massima espressione è l’Androgino, l’essere perfetto che unisce in se le caratteristiche del maschile e del femminile.
L’Androgino è uno dei simboli principali dell’Alchimia e di tutta la filosofia ermetica antica e medioevale.
L’Androgino cosmico dell’Alchimia europea è il Rebis (letter. due cose), rappresentato come una creatura umana bisessuale, nata dal principio femminile (la luna) e da quello maschile (il sole).
Anche nelle religioni degli egizi, dei babilonesi e degli indiani esistono numerosi esempi in cui la divinità è chiamata Padre e Madre, artefice da sola dell’intero creato.
Lo stesso Atum-Ra, il Dio principale degli egizi rappresenta la coppia primordiale da cui scaturisce l’impulso creatore, infatti come dice Mircea Eliade: L’androginia divina ha come conseguenza logica la “monogenesi” o l’autogenesi”.
L’unione degli opposti rappresenta le “nozze mistiche” tra il principio maschile e il principio femminile.
Queste nozze mistiche, tuttavia, non si devono interpretare soltanto come una esperienza precisa della presenza divina nell’anima dell’uomo, ma hanno anche un altro senso segreto: l’uomo non si può avvicinare alla divinità se non diventando perfetto e, prima di poter conoscere Dio, la sua anima deve realizzare compiutamente se stessa, ridiventando archetipo,
ridiventando Adamo-Eva dell’inizio degli inizi, l’uomo del tempo anteriore al peccato.
Gabriella Belisario