In genere le sculture vengono classificate in base ai materiali utilizzati dall’artista: legno marmo, bronzo, creta, materiali plastici ecc. ognuno dei quali richiede tecniche e procedimenti mentali differenti, ed è giusto che sia così.

Noi preferiamo farlo seguendo un altro criterio che non è affatto ovvio se non ci si pensa e dividiamo le sculture in due grandi categorie. quella in cui la materia è tolta da una forma originaria e quella in cui la materia è aggiunta.

La scultura in creta e la sua figlia prediletta, la scultura in bronzo, appartiene a questa seconda categoria.

Apparentemente sembra più difficile scavare del marmo perché un colpo errato a volte è quasi irrecuperabile ma non è così, se l’artista vuole fare qualcosa di serio, di significativo, è proprio aggiungendo materiale che trova le maggiori difficoltà perché deve avere ben chiaro cosa deve comunicare, quali effetti plastici, quali riflessi di colore siano necessari all’opera che si crea per acquistare un’autonomia dalla persona stessa che la crea e trasmetterla ad altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In una scultura non c’è mai copia della realtà ispiratrice (se esiste) perché l’opera d’arte deve portare in sé le proprie categorie di lettura e trasmetterle a chi vede spettatore o fruitore che dir si voglia.

Nessuna improvvisazione è ammessa.

Proprio il fatto che l’Arte sia una forma di comunicazione non definibile a priori esclude tutti gli artisti che dicono “mi è venuta così”.

Nelle opere di Anna Montagano si vede chiaramente l’operare dell’artista e la rispondenza ad una forma finale premeditata.

Attenzione! Il fatto che queste sculture non abbiano bisogno di spiegazioni o commenti particolari è uno dei meriti particolari di Anna Montagano; lo spettatore non ha il bisogno di nessun critico che spieghi.

L’artista ci parla con chiarezza come se usasse la parola per dire concetti complessi in forma semplice, ma ricordiamoci che se nessuno ci chiede di fare l’analisi logica quando parliamo questa logica deve pure esserci per essere compresi così sia chiaro che i gesti, anche fisici, la fatica, l’applicazione dell’artista sono naturali e spontanei dopo anni di fatica e di apprendistato, di studio insomma di un particolare linguaggio.

Le tecniche? Poco da dire, Anna Montagano le possiede e può usare tutte.

Un’ultima considerazione: questa esposizione dimostra quello che sosteniamo da anni: l’artista di oggi non sente più il bisogno di appartenere ad una corrente particolare ma solo di essere sè stesso, purché, ed è questo il caso, abbia le capacità tecniche di sviluppare la propria personalità.

Umberto Maria Milizia

Mostra personale di Anna Montagano a Spazio d’Arte 2020

 

Intervista di Isolina Mariotti